giovedì 15 marzo 2007

Il Bene e il Male

Questo telefilm è tanto ricco quanto sottovalutato.

La complessità della vita del protagonista Vic Mackey e del suo Strike Team si sposa con la semplicità del montaggio, nessuna enfasi, nessun effetto speciale, nessuna soundtrack pomposa. E' come guardare le scene da una punto di vista interno alle vicende, quasi fosse un passante, uno che sbircia o che si trova per caso a passare dove si svolgono le vicende. Vicende di droga, malaffare, emarginazione, degrado, corruzione, anche di sentimenti, ma grezzi, privi di quel fascino hollywoodiano, presi dalla strada e buttati su una pellicola, presi da una famiglia con tanti problemi e raccontati come fossero carne. E non c'è nessun lieto fine, non può esserci, e questo è il bello.
Vic ha la coscienza sporca, molto sporca, ha ucciso un suo collega perché faceva la spia riguardo ai suoi affari, controlla lo spaccio di droga per tenerlo in mano e guadagnarci, usa le maniere forti per avere informazioni. Ma Vic è anche un padre di famiglia, che fa quello che fa perché la sua famiglia ne ha bisogno. Due figli autistici, due rette della scuola privata da pagare, una ex-moglie che con il suo lavoro da infermiera non riesce a mantenersi. La sua vita è questa. Dare un futuro alla sua famiglia, darle il massimo che può. Non si riposa mai, ha sempre grane da risolvere e il suo gruppo gli dà una mano. Lem, Shane e Ronnie lo seguono in tutte le sue azioni. Il gruppo è la cosa più importante, l'unione. Il farsi da "Scudo" l'uno per l'altro. Certo, ci guadagnano, ma rischiano tutti e quattro ogni giorno la carriera e la vita. Da solo non riuscirebbe a derubare un camion pieno di soldi alla mafia armena e incastrare qualcun'altro del fatto, non riuscirebbe a trovare i punti deboli dei suoi nemici di turno (poliziotti o delinquenti, non fa differenza) per ritorcerglieli contro, e da solo non riuscirebbe ad essere il poliziotto con la percentuale di risoluzione dei casi più alta del distretto di Farmington, sobborgo di Los Angeles.

Non sarebbe neanche riuscito a farla franca quando ha ucciso quel suo collega. Il punto da cui tutto è cominciato, il punto da cui le cose si sono complicate per il nostro "eroe", il punto di non ritorno.

Il buono è contemporaneamente il cattivo e viceversa, ci si ritrova a sperare che Vic la faccia franca di fronte ad un integerrimo uomo degli Affari Interni che indaga su quell'omicidio.

E' sconcertante. Non esiste più il bene ed il male.

Vic tiene a bada lo stress senza una piega, ma senza eroismi. Non è muscoloso, è basso, tarchiato, pelato, ma ha una forza emotiva che lo fa stare sempre un passo avanti agli altri. Il carisma. Il carisma gli dà la forza, il carisma lo ucciderà.

La serie è ancora in corso, ma sogno la sua fine, la fine vera e propria, sarebbe la degna conclusione di una storia in cui nessuno è immortale e non c'è nessun supereroe.

Sarebbe quello il lieto fine.